22 marzo 2012

Al Valentino si va...lentini (risate, prego)

Quando il lungo e rigido inverno lascia il posto alle prime giornate di sole, il Parco del Valentino si riempe. In ogni angolo si vedono alberi fioriti bianchi, rosa e gialli, aiuole sprizzanti colori allegri, si sentono profumi dolci, odore di panini alla piastra e di fiume. Ma soprattutto si vede gente, ovunque. I prati sono puntinati di persone, zaini, coperte, palloni. I ragazzi amano sedersi al parco per fare qualunque cosa: suonare la chitarra, bere una birra, leggere, studiare, ascoltare la musica e persino cimentarsi con gli esercizi di flauto traverso. Ho visto un ragazzo che pareva un asceta. Era vestito stile figlio dei fiori, pantaloni di cotone larghi, camicia ampia e capelli lunghi e poco curati. Stava seduto in cima ad una collinetta, con le gambe incrociate e uno spartito davanti. Cercava di suonare il flauto, ma si vedeva che non era ancora pratico: si guardava le dita, controllava la posizione mille volte, prima di soffiare. Però era curioso, a vedersi. Curioso che in mezzo a tutti i ragazzi della sua età che pensano alla griffe, al vestito alla moda, ci fosse anche lui, leggermente stonato, ma decisamente unico.
Il Parco del Valentino è sicuramente il parco pubblico più famoso del capoluogo piemontese. I lavori per la costruzione di questo bellissimo parco prendono il via dal Castello del Valentino nel XVI secolo. Il Castello  fu acquistato da Emanuele Filiberto di Savoia. L'origine del suo nome è incerta. Il primo documento in cui compare il nome Valentinium è del 1275; qualcuno fa risalire il suo nome a san Valentino perché le reliquie di questo santo, martire giovinetto del '200, sono conservate dal 1700 in una teca di cristallo nella chiesa di san Vito (sulla collina prospiciente al Parco del Valentino) qui trasferite in seguito alla distruzione di una chiesetta vicina all'attuale parco. Alcuni studiosi affermano che, in un singolare intreccio di memoria religiosa e mondanità, si soleva un tempo celebrare nel parco fluviale torinese, proprio il 14 febbraio (ora festa degli innamorati) una festa galante in cui ogni dama chiamava Valentino il proprio cavaliere. Il castello deve la sua forma attuale ad una Madama Reale, la giovanissima Maria Cristina di Borbone (sposa di Vittorio Amedeo I di Savoia e figlia di Enrico IV, primo re di Francia di ramo borbonico). Proprio alla Francia guarda lo stile di questo splendido palazzo: quattro torri angolari cingono l'edificio a forma di ferro di cavallo, con un'ampia corte a pavimento marmoreo. I tetti con due piani mansardati (solo dei falsi piani) sono tipicamente transalpini e tutto lo stile architettonico riflette i gusti della giovane principessa. I lavori durarono quasi 30 anni, dal 1633 al 1660 su progetti di Carlo e Amedeo di Castellamonte: la duchessa Maria Cristina vi abitò fin dal 1630 ammirando gli affreschi di Isidoro Bianchi di Campione d'Italia e gli stucchi dei suoi figli Pompeo e Francesco. E proprio a lei si deve lo scenico arco di ingresso sulla facciata con lo stemma sabaudo.
Sulla figura della nobildonna francese circolavano voci maligne, che narravano di un Castello del Valentino luogo di incontri amorosi con gentiluomini e servitù che finivano in fondo ad un pozzo gettati dalla nobile amante, la quale sembra che si fece costruire anche un passaggio sotterraneo, vera e propria galleria che attraversava anche il letto del Po, per collegare il Castello alla Vigna Reale, teatro d'incontri amorosi tra lei e il suo consigliere Filippo d'Agliè. Nel XIX secolo il castello subì piccoli cambiamenti architettonici e di connessione nel tessuto urbano cittadino, ma venne anche depredato del suo splendido arredo secentesco dai soldati francesi napoleonici. Seguirono anni di abbandono e di degrado, quando nel 1860 venne scelto per la facoltà di Ingegneria torinese. L'abbandono del castello, però, ne è stato paradossalmente la sua fortuna: alcune infiltrazioni d'acqua hanno rovinato alcuni affreschi ma nel complesso il disinteresse per il palazzo ne ha conservato intatto il patrimonio di fregi e affreschi delle sale, tutti originali del '600. Oggetto di restauri in questi ultimi anni, il Castello sta ritrovando l'antico splendore. Le sale del primo piano vengono riaperte una ad una e ospitano uffici di rappresentanza della Facoltà di Architettura. Il 12 maggio 2007 ha riaperto la splendida sala dello Zodiaco, col suo affresco centrale che raffigura mitologicamente il Fiume Po con le fattezze di Poseidone.

Nel 1884, poi, in occasione dell' Esposizione Universale, viene costruito anche l'incantevole Borgo Medievale. Questo borgo è per me un posto magico. La prima volta in cui sono stata a Torino ero in gita scolastica. Avrò avuto una decina d'anni, non ricordo bene. Quando eravamo entrati dal ponte levatoio del castello ero rimasta incantata ed affascinata da questo angolo di mondo. Ed è così ancora oggi, ogni volta che ci vado. Adoro i negozietti di souvenir che si accoccolano sotto il basso porticato degli edifici di mattoni rossi. Mi piace guardare le armature, le spade, le lance e dare una carezza al gatto enorme che si stende sempre su una delle vetrinette basse, quella con i gioielli a forma di gufo. Qui il tempo sembra essersi fermato e regna una quiete meravigliosamente fresca, ristoratrice. Certo, c'è da dire che, essendo stato costruito per la suddetta Esposizione Universale, questo castello non è affatto medievale nel senso storico del termine. Tutto il borgo è infatti una riproduzione di esempi di architetture presenti in Piemonte e Valle d'Aosta: il cortile della Rocca è una copia fedele del Castello di Fénis, la fontana del melograno è copiata da quella del Castello di Issogne, mentre la chiesa del borgo dalla chiesa di Avigliana. La linea di difesa è quella del Castello di Verrès, la stanza da pranzo del castello di Strambino, l'anticamera baronale e la gran sala affrescata come nel castello di Manta, e quella nuziale è ricalcata sul tipo del castello di Challant, con il mistico motto "FERT" spiccante nell'azzurro della stanza. Comunque sia, a me piace lo stesso, proprio come se fosse stato abitato da re e cortigiane, perchè in fondo è come girare due regioni italiane in pochi passi.
L'altro giorno, inoltre, camminando per il parco, ne ho scoperta una parte che non avevo mai visto. Si chiama Giardino Roccioso: realizzato ad opera di Giuseppe Ratti in occasione dell'Esposizione internazionale del 1961, fu la principale sede espositiva della mostra floreale tenutasi in quell'anno a Torino. Una valletta di 12.000 mq. fu trasformata in un caratteristico giardino attraversato da stradine lastricate, ruscelli, giochi d'acqua, terrazzi e punti di sosta. Successivamente il giardino fu ampliato, annettendo aree verdi limitrofe e soprattutto il Roseto, realizzato nel 1965: una collezione permanente di oltre 2000 rosai. Attualmente il giardino roccioso copre una superficie di 44.000 mq e al suo interno, ad ogni stagione dell'anno, vengono realizzate numerose aiuole fiorite a ricordo dell'occasione della sua nascita.
E infine, non è difficile, se si cammina con calma lungo i vialetti interni del parco, scorgere molti scoiattoli che corrono e saltano da un ramo all'altro. Ormai abituati alla presenza dell'uomo (come i passerotti, che a Torino vengono a mangiarti le cose dal piatto, se sei seduto fuori al bar), immortalarli in queste foto è stato bello e semplice, come le cose più bella. Per una ragazza di campagna come me, un posto del genere è necessario. Ogni tanto ho bisogno di verde, di erba sotto i piedi, di fiori, di aria leggera e allora scappo qui. Qui dove persino il tempo sembra scorrere con calma, come il grande fiume lì accanto.



4 commenti:

  1. Perché? Perché - dico io - si può fare solo +1 e per di più(uno) solo (più)una volta? Eh? Io voglio fare +8 per il ciliegio in fiore e +3000 per lo scoiattolo e +2192902607265029125995249 per Katia.
    Allora? Mister Google? Dove ti nascondi? Paura eh?

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    1. AHAHAH!! Te mi fai morire!
      Maddai, che il più uno è più che abbastanza, se poi ci aggiungi il tuo commento, per me è come se avessi fatto più 85201456230214563025263 volte!

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  2. Come faccio a farti vedere i miei occhi a cuoricino?? Come??? Ora ti scrivo anche in privato perchè io devo assolutamente capire delle cose!!! Assolutamente!!! Brava!!! Bell'articolo! Posti stupendi meravigliosi. E tu riesci a trasmetterlo!!! P.s. L'hai fatto apposta a pubblicare tutti questi articoli mentre io non potevo accedere ad internet eh? Eh??EH?????

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    1. Angy tesoro, non lo sapevo che non potevi, altrimenti avrei aspettato!!!
      Ti ho letta in privato, appena ho un attimo, con calma, ti rispondo bene come meriti! Baci e grazie!

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