23 marzo 2012

Draghi, ghigliottine e Corsi con nomi di Paesi che non esistono

Ci ho pensato su un bel pò, ma poi mi è venuto in mente. Mi sono un pò insultata per non averci pensato prima, ma poi ho smesso. E comunque sono avvezza ad insultarmi da sola. Mi riesce anche piuttosto bene, devo dire. Comunque, dicevamo: ho pensato e ripensato a dove sarei potuta andare questa volta, per ammorbarvi ancora un pò con i racconti sulla bella Torino, quando finalmente si è accesa una lampadina: Cit Turin. Cit Turin (che in piemontese significa "piccola Torino") è uno dei quartieri storici della città. I suoi confini  sono dati da Corso Inghilterra, Corso Francia, Corso Vittorio Emanuele II e Corso Ferrucci. Ho deciso di arrivarci da Corso Francia, al cui inizio svetta l'altissimo palazzo di mattoni rossi che vedete in questa prima foto.Questo edificio è noto come Torre BBPR, unica testimonianza dell'architettura post-razionalista di scuola milanese della città. Commissionata dalla Reale Mutua Assicurazioni, è stata progettata nel 1959 dal noto Studio BBPR ed inaugurata nel 1961. Ho sempre pensato che Corso Francia si chiamasse così perchè arriva in Francia. Ma poi ho pensato che allora anche Corso Inghilterra, Corso Svizzera, Corso Buenos Aires e Corso Unione Sovietica (tralasciando il fatto che l'Unione Sovietica non esiste più dal 1991) dovrebbero avere quei nomi perchè portano a quelle destinazioni. Mi si è creato un gomitolo in testa. Mi sono sentita un pò autistica. Penso che la mia teoria non abbia fondamento. Comunque. Il quartiere si è sviluppato alla fine del XVIII secolo ma gli insediamenti nella zona hanno origini ben più antiche, tanto che nei confini del quartiere sono stati ritrovati reperti di una necropoli d'età preromana. L'etimologia del nome è controversa. La spiegazione più convincente è quella che associa il nome al fatto che l'attuale quartiere fosse il primissimo borgo fuori dalle mura della città in epoca medioevale, lungo la via Francigena. Essendo un'unità amministrativa indipendente ma praticamente attigua alla città, avrebbe assunto il nome di "piccola Torino". Altre teorie si rifanno al progetto urbanistico del '700 che prevedeva questo borgo come del tutto autosufficiente rispetto alla città. Un'altra spiegazione collega il toponimo alle dimensioni del quartiere (è il più piccolo della città) ma la spiegazione non è storicamente accettabile, in quanto nel passato il quartiere centro era diviso in contrade di dimensioni notevolmente più piccole dei confini di Cit Turin.Cit Turin è da sempre considerato un quartiere residenziale di prestigio. La presenza di lussuosi palazzi d'epoca, di uno dei più rinomati mercati della città, di vie commerciali di pregio ed infine, più recentemente, la costruzione del nuovo Palazzo di Giustizia e della neonata linea metropolitana, hanno reso questo quartiere uno dei più ricercati e costosi.
Uno si questi palazzi è la bellissima Casa Fenoglio - Lafleur, che costituisce uno dei maggiori esempi dello stile liberty che ha avuto una stagione ricca e produttiva proprio qui a Torino. L'intero quartiere infatti (ma non solo, ogni angolo della città) ha impressa l'impronta inconfondibile di questo stile allegro e raffinato al tempo stesso, che personalmente amo moltissimo. In particolare, di questa casa, adoro il pronunciato bow-window con vetratura policroma ed il sinuoso intreccio in ferro battuto. Per farsi un'idea di quanto successo abbia avuto a Torino questo stile architettonico, basta andare su Wikipedia e cercare "Liberty a Torino". Il risultato della ricerca è un lunghissimo elenco di palazzi uno più bello dell'altro, sparpagliati tra le vie, in un'infinita mappa di luoghi da vedere. Potrei, come prossimo progetto di vita, dedicarmi ad andarli a cercare e fotografare uno per uno per poi raccontarvi qui e farvi scegliere quale, secondo voi, è il più bello. Ma io penso che in cima alla lista resterebbe questa davvero unica Casa Fenoglio- Lefleur.
Attraversando Corso Francia e procedendo verso le montagne, si transita davanti ad un altro edificio davvero degno di uno sguardo. Ho sempre pensato che fosse un palazzo davvero unico nel suo genere. Per una città come questa, lo è di sicuro. Si chiama Palazzo della Vittoria e anche se a sentirlo chiamare così potremmo pensare di ritrovarci davanti un rozzo e squadrato edificio di stile fascista, in realtà questa costruzione è chiamata anche "Palazzo dei Draghi" e appena lo si vede si capisce il perchè.


Lo stile è un mix di liberty e medievale che fa pensare ad una scenografia di film fantasy. Ogni volta che lo vedo, giuro, mi metto a pensare a cose tipo Re Artù e Merlino, Ginevra e Lancillotto, Avalon, la Terra di Mezzo... E' bellissimo, giuro. Bellissimo. Il largo portone che dà su Corso Francia fa pensare anche un pò ai palazzi di Gaudì. O forse sono io che, lì di fronte, davvero non riesco a tenere a bada la mente. Ma per me l'arte, l'architettura, devono darmi un'emozione, altrimenti non le capisco. Ed io capisco molto meglio un palazzo del genere che un quadro d'arte contemporanea.


Il centro del quartiere Cit Turin è costituito senza dubbio dalla piazza principale, denominata Giardini Martini ma, in pratica, è universalmente nota come Piazza Benefica. La "Benefica" era un istituto di carità che si occupava di orfani che aveva sede proprio su questa piazza. Qui si svolge un famosissimo mercato mattutino, dove (parlando fuori dai denti) se hai un portafoglio un pò spessino puoi acquistare capi firmati e borse alla moda con forti sconti (ma mai abbastanza forti per le mie tasche), se invece hai un portafoglio sottile, puoi farti un giro e strabuzzare gli occhi nel vedere che vendono le fragole a quattordici euro al chilo. Roba da matti. Nel centro della piazza c'è poi da vedere un'installazione contemporanea: si tratta dell'opera Totalità di Costas Varotsos, in cui lastre di vetro triangolari sovrapposte l’una sull’altra compongono una struttura verticale che si avvita verso l’alto, come un turbine inquieto e prossimo al volo. La vasca d’acqua ai piedi della scultura accoglie la luce in un gioco di trasparenze e riflessi che rimbalzano sulla superficie frastagliata del vetro, rafforzando l’impressione di un movimento ascendente e in teoria sarebbe anche bella (soprattutto sotto il sole) se non fosse diventata il nido preferito dai piccioni. Degna di nota è anche la bellissima chiesa che si affaccia sulla piazza. Si tratta della Parrocchia di Gesù Nazareno, edificata verso la fine del 1800 seguendo il gusto neo gotico dell'epoca. La facciata è in mattoni rossi ed è splendido l'effetto di contrasto che dà questo materiale con le decorazioni in litocemento chiaro.


Ora, amici miei, se sono andata in Corso Francia, non ho potuto fare a meno di passare da Piazza Statuto e dato che ci sono passata, ora vi annoio ancora un pochino raccontandovi due cosette su questa piazza (contenti?!). Lasciamo perdere per una volta i semplici dati storici e scivoliamo rapidamente nell'aspetto che, turisticamente parlando, più interessa ai visitatori di Torino. Ossia: che Piazza Statuto faccia parte di un certo percorso magico, che sia in qualche modo legato a strane tradizioni oscure e inquietanti (come direbbe Lucarelli: paura, eh?!). Già dall'epoca romana questa occidentale parte della città, dove tramonta il sole e iniziano le tenebre, fu considerata una zona infausta. Per questo motivo verso il pendìo che attualmente porta a confluire con Corso Regina Margherita, venivano crocefissi i condannati e tumulati i defunti. Questa zona fu nominata appunto vallis occisorum (da cui il nome della zona Valdocco) e iniziava una vasta necropoli che andava dall'attuale Corso Francia fino alle attuali Via Cibrario e Corso Principe Eugenio. La piazza fu poi sede della beatissima, ovvero della ghigliottina e nel 1865 teatro di sanguinosi scontri in occasione dei tumulti per il trasferimento della capitale. Questi precedenti storici contribuirono alla credenza che la piazza avesse un qualcosa di malefico, fino a farne, nell'ambito delle leggende sulla Torino magica, il vertice del triangolo della magia nera (gli altri sarebbero Londra e San Francisco). Per la precisione, si ritiene che il vertice di tale triangolo cada nel punto indicato da un piccolo obelisco con un astrolabio sulla sommità, situato nell'aiuola del piccolo giardinetto di fronte al Monumento del Traforo del Frejus.
Il monumento che si erge al centro della piazza è infatti dedicato ai caduti durante la realizzazione del traforo ferroviario del Frejus. Consiste in una piramide di enormi massi provenienti proprio dallo scavo del traforo; la piramide è sovrastata da un Genio alato, sotto il quale trovano posto le figure marmoree dei Titani abbattuti. Il tutto è un'allegoria del trionfo della ragione sulla forza bruta, nello spirito positivista dell'epoca in cui fu realizzato. Tuttavia, nella tradizione popolare a questo significato originario se ne è sovrapposto un altro, secondo cui il monumento celebra invece le sofferenze patite dai minatori dell'epoca per realizzare l'opera. Io sinceramente lo vedo da quest'ultimo punto di vista.




2 commenti:

  1. Il Nippotorinese .
    La prima volta a Torino sai dove mi ha portato?
    Proprio lì.
    Portone del Drago.
    E con calma voglio ritornare e rileggerti ancora e ancora.
    ti voglio bene Katia.
    molto.

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    Risposte
    1. Davvero?!?! Ha buon gusto il Nippotorinese (sia per la scelta del posto che per quella della donna!!)!
      Anche io ti voglio bene, tesoro: sto cercando di fare una lista dei posti in cui hai detto che vuoi andare con me e si, ci occorrerà un bel pò di tempo io credo.
      Ma basta che sia, anche due minuti, per dirti quanto sei bella e dolce e mia. Anche. Ti abbraccio!

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