30 marzo 2012

Le vie strette e ombrose della quiete (almeno di giorno): il Quadrilatero romano di Torino

Oggi mi stavo domandando: ma quando avrò detto tutto quello che c'è da dire su Torino, che ne sarà di me? No, vabbè, non facciamola così drammatica. Intendevo dire che prima o poi i posti degni di racconto finiranno: la città non è così grande da soddisfare la mia smania di girare e fotografare e sproloquiare. Ma una vocina piccola piccola mi sussurra di non abbattermi: io sono come Forrest Gump quando, all'improvviso, decide di andare a correre. Arrivato dall'altra parte degli Stati Uniti, fermo sul limite dell'Oceano, si volta. E ricomincia a correre. Ci sarà un momento in cui anche io arriverò al limite di qualcosa e da lì, sono sicura, capirò dove andare e come arrivarci. E sarà l'inizio di un'altra storia, di altre storie. Almeno lo spero.


Il Quadrilatero romano di Torino è il centro del centro della città. Se si fa una rapida ricerca su Google, la maggior parte delle notizie che ne saltano fuori riguardano i tanti ristoranti, bar, trattorie e locali che affollano le strette vie del quartiere. La storia, quella, passa in secondo piano. Ed è assurdo, ma è così. Se dici a qualcuno "Quadrilatero", quello come prima cosa pensa ad un bell'aperitivo. Se durante il giorno il dedalo di stradine che lo compongono fa di questo angolo di Torino un luogo tranquillo e piuttosto silenzioso, la sera è un formicolio incessante di giovani e meno giovani con bicchieri in mano e tartine e risate. Che, sia ben chiaro, ci sta, non è una cosa negativa. Ma passeggiare nel Quadrilatero dovrebbe voler dire, prima di tutto, rendersi conto che è da qui che è nata questa grande, variegata, bella città.

Siamo nel 28 a.C.: l'esimio Augusto decide di fondare una città, che prenderà il nome di Julia Augusta Taurinorum. Il modello è quello tipico delle città romane e segue quindi una pianta quadrata: di qui, appunto, il Quadrilatero romano. A imperitura (si spera) testimonianza di questa parte di storia, ci resta la bellissima Porta Palatina, che si staglia robusta e forte a pochi passi dal Duomo. La Porta Palatina consentiva l'accesso da nord alla città ed è una delle porte urbiche del I secolo a.C. meglio conservate al mondo. Insieme all'antico teatro, posto a poca distanza, è compresa nell'area del Parco Archeologico inaugurato nel 2006. Davanti alle Porte vediamo due statue di bronzo, che raffigurano Cesare Augusto e Giulio Cesare. Andrebbero ripulite, si. E non sono originali, no: sono copie di quelle esistenti e risalgono al trentennio del secolo scorso. Però fanno la loro figura e sembra di stare a Roma. Forse. Ma non sentire nemmeno una persona parlare in romanesco (o romano, come si dice?), quanto piuttosto una mescolanza di lingue slave, arabe e asiatiche ti fa ricordare che sei soltanto a Porta Palazzo e che gli antichi splendori di Roma sono andati perduti da un bel pò di tempo. Almeno, qui. A Roma non so.


Sulla corta vietta di pietre grossolane che conduce alle Porte Palatine, vi è poi un bellissimo edificio storico, la Casa del Pingone. Risalente al  XV secolo, il palazzo prende il nome da Emanuele Filiberto Pingone barone di Cusy, storico di corte del duca Emanuele Filiberto di Savoia. Da vedere perchè la casa conserva l'unica torre medievale ancora visibile a Torino, anche se ormai completamente mimetizzata e sormontata dalla successiva copertura. Tracce di finestre a crociera di epoca cinquecentesca sono ancora riscontrabili sul prospetto affacciato su via Porta Palatina. L'ultimo piano è caratterizzato da un lungo loggiato scandito da archi a tutto sesto. E detto ciò sembra che me ne intenda di arte, ma non è vero. Solo che gli archi a tutto sesto mi son sempre piaciuti. Ognuno ha le sue perversioni.

Ora, se si viene a Torino, proprio non si può prescindere dall'andare a vedere il Duomo. Per tanti motivi. Primo fra tutti, perchè è il Duomo. Poi perchè è bello: semplice, pulito, quasi leggero nonostante la sua imponente stazza. Il Duomo di Torino, dedicato a San Giovanni Battista e situato nell'omonima piazza, è l'unica chiesa della città in stile rinascimentale. E poi, come si fa a non dare almeno un'occhiata alla splendida cupola costruita da Guarino Guarini? Da poco restituita agli occhi di torinesi e turisti, la cupola custodiva la Sacra Sindone, fino a che, nel 1997, un incendio distrusse gran parte dell'opera guariniana. La reliquia fu tratta in salvo dai vigili del fuoco, ma ci sono voluti anni per far tornare a risplendere la cupola così com'era prima dell'infausto evento. Inoltre, sotto il Duomo, c'è una vera e propria chiesa sotterranea, di pari dimensioni, dove oggi si trova il Museo diocesiano.


 


Lasciato un doveroso contributo di tempo al lato storico del Quadrilatero romano, ora possiamo girovagare, come ho fatto io. E' un quartiere che conosco bene, perchè ci abita una mia carissima amica e che mi piace davvero, soprattutto la mattina, quando tutta la gente si affolla al vicino mercato e lascia tranquille le vie. I palazzi sono tutti stretti come in un abbraccio, sembra quasi che si sorreggano a vicenda come tanti parenti affiatati e le stradine che si divincolano dalle mura mi fanno pensare al ghetto ebraico di Venezia: le costruzioni alte, straripanti finestre, porte, porticine e cancelli di ferro battuto... Manca solo un canale! Qui e là ci si imbatte anche in qualche sorpresa: si scorgono teste di toro scolpite, che sbucano dai cornicioni e ti guardano dall'alto in basso, o  ci si ritrova davanti ad un albergo che si fregia di aver ospitato nientepopòdimenoche Folfgang Amadeus Mozart: la Dogana Nuova, antica locanda di inizio Settecento, oggi Hotel Dogana Vecchia, in via Corte D’Appello.

E poi come non dedicare un pò di tempo al bellissimo MAO, Museo di Arte Orientale, secondo me davvero uno dei musei più ben allestiti della città (di gran lunga meglio di quello egizio) e sul quale non sto a sproloquiare malamente ma, per rendere degna giustizia, vi invito a fare una visita virtuale sul sito: www.maotorino.it/. Altra sorpresa del quartiere è trovarsi davanti al Palazzo del Senato Sabaudo, edificato ad opera di Juvarra nel 1720: fu sede del Senato sabaudo e della Regia Camera dei Conti, mentre attualmente il palazzo è sede di uffici giudiziari, e fino a pochi anni fa ha ospitato il Palazzo di Giustizia di Torino.

Ed ora basta camminare: venite con me, andiamo al Pastis. Possiamo prendere un ricco aperitivo con pizzette calde e pane con il lardo. Insalata russa e tomini al verde, se volete. Quante volte mi sono seduta nella piccola piazzetta antistante, su quelle sedie di metallo colorate, dopo un giro al Balon, sorseggiando un Martini bianco con ghiaccio, insieme alle amiche. Le parole si spandevano nell'aria e brillavano di sorrisi. E c'era la calma e la quiete di quei sabati che sembrava di poter ripetere sempre, ma che in un attimo son volati via. Il Quadrilatero romano è un posto innegabilmente romantico: ti spinge a socializzare, a mettere in comunione qualcosa. Saranno le strette mura dei palazzi che ti circondano, ti racchiudono come gli alberi del bosco e ti fanno sentire protetto, custodito come un segreto, tutt'uno con chi ti sta accanto. O sarò io, eternamente vittima della malinconia dei ricordi...




2 commenti:

  1. hai un blog bellissimo, complimenti!!
    posso invitarti a fare un salto sul mio? l'ho creato pochissimi giorni fa :)
    ciao, Gaia

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    1. Ciao Gaia!
      Mi precipito sul tuo blog!
      Grazie dei complimenti!
      Abbraccioni!

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Grazie per il tuo commento!