4 marzo 2012

Quando avresti voglia di partire ma partire non puoi, allora fai il turista a casa (e come dice il detto chi si accontenta gode).

Da questo desiderio di fuga (che le prime giornate di caldo istigano notevolmente) nascono questi scatti. Si vive in una città, a volte, senza conoscerla. O senza fermarsi un attimo ad osservare, a catturare angoli e scorci. Torino è una città bellissima. Vivo qui dal 1998 e solo negli ultimi anni ho imparato ad amarla e a guardarla. La amo soprattutto in giornate come quella di ieri, in cui il sole faceva risplendere tutto di colori nuovi, la gente in giro (essendo sabato) aveva un ritmo più contenuto ed io non avevo limiti, non avevo vincoli di tempo. Potevo andare dove volevo, la mia unica regola era: il primo autobus che arriva lo prendo e mi faccio trasportare fino a che mi va. Ho fatto così tutta la mattina. E' stato divertente.
Ci sono alcuni angoli storici, come il celeberrimo caffè "Al bicerin", dove per altro non ho mai messo piede (ma rimedierò prima o poi) e che fino a poco tempo fa non sapevo nemmeno bene dove fosse. Sta lì dal 1763, davanti alla chiesa della Consolata. Chissà quante ne ha viste, quanta gente (famosa e non) si è seduta ai suoi piccoli tavoli in marmo per gustare un bicchierino al sapore di cioccolato. Ci sono inciampata senza rendermene conto. Ma a ben vedere è a due passi da dove abito. Pazzesco. E pensare che ci sono persone che per vedere queste cose si fanno chilometri. Io le ho qui e le ignoro. Devo rimediare. Domani andrò a fare indigestione di qualunque cosa vendano. E se non domani, ci vado, promesso. Ma che cos'è esattamente il Bicerin, vi starete chiedendo (ve lo state chiedendo? Vi prego, fatelo, così giustifico la seguente spiegazione)! Il Bicerin (pronunciato [bitʃeˈriŋ] in piemontese, letteralmente bicchierino) è una storica bevanda calda e analcolica tipica di Torino, evoluzione della settecentesca "bavareisa", gustosa bevanda servita in grandi bicchieri tondeggianti, composta da una mescolanza di caffè, cioccolato e crema di latte dolcificata con sciroppo.Il rituale del bicerin prevedeva che i tre ingredienti fossero serviti separatamente. Inizialmente erano previste tre varianti: pur e fior (l’odierno cappuccino), pur e barba (caffè e cioccolato), ’n pòc ’d tut (ovvero un po' di tutto), con tutti e tre gli ingredienti miscelati. È stata quest’ultima formula ad avere più successo e a prevalere sulle altre. Una curiosità che è rara da leggere è che il tutto veniva accompagnato da dei "bagnati", dolcezze artigianali di ben 14 specie.
Una delle cose che ho sempre amato di Torino è il famoso Balôn. E' un mercatino dell'usato che si svolge ogni sabato mattina nel quartiere di Porta Palazzo, più precisamente a Borgo Dora. Ci si può trovare davvero di tutto: dal pezzo vintage alla camicetta usata, dai libri a un euro agli orologi di design, dagli oggetti più curiosi ai rubinetti. Fino a qualche anno fa era una meta fissa: tutti i sabati mattina io ed una mia amica (ma spesso anche due o tre) si partiva, munite di tante monete da un euro e borse vuote, e si andava alla ricerca di pantaloni, soprammobili, libri e dischi in vinile. Io in particolare collezionavo pezzi di artigianato russo, all'epoca, e le contrattazioni per portarsi a casa una ciotolina ad un prezzo ridicolo erano davvero spietate. Ma di solito si tornava indietro cariche e felici. Magari fermandosi poi al "Brillo sparlante" a bere un bicchiere o alla bocciofila a mangiare gli agnolotti con il ragù.

Un quartiere che invece ho conosciuto da poco (grazie a due amiche che sono andate a viverci) è quello che viene chiamato "il quartiere degli artisti", ma che è ufficialmente noto come quartiere Campidoglio.
Il Borgo Campidoglio di Torino è una porzione di spazio urbano che ha mantenuto pressoché inalterata una struttura a reticolo, tale da preservare l'aspetto di quartiere operaio di fine '800, con costruzioni prevalentemente basse e dotate spesso di ampi cortili esterni.
Il Borgo è delimitato da corso Svizzera, corso Tassoni, via Cibrario e via Nicola Fabrizi.
Il quartiere è sede del Museo di Arte Urbana. Si tratta di un museo unico in Italia, perchè è totalmente a cielo aperto: sono le vie, le case, i cortili, le botteghe a diventare opere d'arte. Camminando per le vie del borgo è necessario guardare per aria, perchè ogni facciata è in realtà un cavalletto su cui è esposta un'opera pittorica e recentemente anche le panchine dei giardinetti sono state trasformate in veri e propri quadri. Sono stata spesso nel dedalo di vie che compongono la parte storica del quartiere: è una zona tranquilla, bellissima da girare con cura e piena di localini dove mangiare bene, come il "Rataui".

Un altro luogo bellissimo e secondo me poco conosciuto di questa splendida città è la piazzetta dove sorge la sinagoga ebraica (Piazzetta Primo Levi, non a caso), ubicata nel quartiere di San Salvario, a pochi passi dalla stazione ferroviaria di Porta Nuova. L'ho scoperta l'anno scorso, quando, in occasione del Giorno della Memoria, mi sono recata al suo interno per assistere ad una preghiera ebraica in ricordo delle vittime della Shoah. La sinagoga è stata eretta nel 1884 per festeggiare la libertà ottenuta dagli ebrei torinesi dopo una lunga segregazione nel ghetto (perchè anche a Torino esisteva un ghetto, proprio in centro città). All'inizio la sinagoga avrebbe dovuto essere l'attuale Mole Antonelliana: gli ebrei volevano celebrare la grandezza dell'allora capitale d'Italia con una costruzione degna, ma i costi divennero troppo elevati e cedettero la Mole al comune, ripiegando sulla costruzione dell'attuale sinagoga. Lo stile neo-moresco fu scelto per distinguere il tempio dagli altri edifici religiosi della città. Nei sotterranei del Tempio si trovano due piccole sinagoghe.
E per passare dal sacro al profano, in questi giorni in città si sta svolgendo Cioccolatò, l'ormai famosa kermesse a base di cioccolato che è ubicata in Piazza Vittorio Veneto. Io ogni anno dico che no, non mi interessa, non ci vado, che ci vado a fare. Più che altro perchè trovo che quello che vendono sia particolarmente caro e di certo non ci sono assaggi gratuiti a profusione (soprattutto non in tempo di crisi!). Ma poi finisco sempre con il farmi attirare e alla fine ci vado. Guardo e osservo tutto. Il cioccolato bianco, i cremini, le mille tavolette di diversi formati, i gadget fatti di cioccolato...Insomma, il paradiso dei golosi e l'inferno di quelli che stanno a dieta. Ma su una cosa è caduta la mia attenzione: la pasta al cioccolato. Ma non quella che spalmi, intendo dire, ad esempio, le tagliatelle al cioccolato o i rigatoni. Ecco, datosi che giusto l'altro giorno sbavavo su una certa ricetta di pasta al cioccolato con nocciole (che trovate qui), penso che almeno quella me la comprerò. Poi la cucinerò e poi vi saprò dire. E poi verrò da voi ad abbracciarvi uno per uno perchè siete arrivati fino alla fine di questo lunghissimo, estenuante post!

2 commenti:

  1. Esigo il mio abbraccio!!! :) ho un rapporto di amore-odio col Piemonte... La Celle del mio cognome, che tu conosci via fb, è Celle di Macra. C'è tanta storia di antenati ma anche tanta sofferenza... Però racconti come il tuo fanno emergere i ricordi più belli. Grazie.
    PS sono max

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  2. Max! Conosco Celle di Macra, è nella vallata parallela a quella dove sono andata per anni in vacanza con la mia famiglia (la Val Varaita, per intenderci)...Mi spiace per la parte relativa alla sofferenza, se vuoi parlarne sei il benvenuto! Per l'abbraccio vero e proprio dobbiamo rimandare, ma di certo te ne mando uno virtuale grande così!
    Grazie a te,
    baci!

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