16 marzo 2012

Sembra ieri, ma no, questi posti ci dicono che sei anni son tanti.

Quando ci penso non mi pare possibile che siano già trascorsi sei anni da allora. E se è davvero così, se davvero 2012 meno 2006 fa sei, allora questi sei anni erano piccoli piccoli e sono volati via con un soffio di vento, non erano lunghi come tutti gli altri: non c'è altra spiegazione. Perchè a me sembra ieri. Sembra ieri che Torino era il cuore pulsante di un evento mondiale, ma che dico mondiale, olimpico. E che andare in giro per le vie, per le piazze, voleva dire trovarsi in un vortice di lingue diverse, di volti diversi, di vestiti diversi, ma soprattutto di sorrisi. Si perchè si sa: Torino sa essere davvero un pò musona. E non è un luogo comune: è così davvero. O almeno, lo è stato fino ad allora. Fino a quell'ormai famoso "Torino 2006: passion lives here!", lo slogan per i XX Giochi Olimpici Invernali. A quello slogan mille orecchie si sono spalancate, mille occhi si son messi a guardare e tanti cervellini hanno iniziato a girare. Qualcuno lassù (bhè, non proprio lassù lassù, intendevo ai piani alti del Municipio!) alla notizia dei giochi ha detto:"Ehi! Ma qui stiamo mica a far addormentar le bambole!", dando inizio a quello che per Torino ha significato, soprattutto, un cambiamento. Un cambiamento nel modo di vedere, pensare e accogliere il turista. Se prima era sufficiente qualche manciata di scolaresche svogliate davanti a Palazzo Madama per far urlare al boom del turismo cittadino, se prima si guardavano con un certo fastidio i viaggiatori che trascinavano rumorosi trolley da Porta Nuova per tutta via Roma, durante l'organizzazione di questi giochi tutto è cambiato. Si sparavano cifre altissime (poi confermate) tra turisti, atleti e giornalisti. Si studiavano spazi e opportunità, sconti (addirittura!) convenzioni, menù turistici (addirittura!!!) (prontamente ritirati dai ristoranti non appena conclusa la cerimonia di chiusura e tirati fuori solo e solamente per il raduno degli alpini, ma con varianti alcoliche che non erano adatte agli sportivi). Ho visto cose che voi umani non potreste immaginare, insomma, altro che navi in fiamme al largo dei bastioni di Orione. (cit)
Dire che è stato bellissimo è dir poco. Certo, c'era qualche ostacolino da superare se volevi ad esempio spostarti con i mezzi pubblici, perchè tutto il centro era letteralmente sotto sopra. Ma dopo qualche giorno ti eri già abituato a tal punto che quando davi appuntamento agli amici per andare a bere un bicchiere non dicevi più "ci vediamo in Piazza Castello", ma "ci vediamo alla Medal Plaza"! Che poi era lo stesso posto. Lo dico perchè non so se si era capito. Comunque. Come ho detto, tutto era bellissimo. Torino ha sfoderato il suo vestito più bello, si è messa tutta in tiro e ha dato il meglio di se stessa. E' grazie alle Olimpiadi se poi è stato possibile festeggiare così bene i 150 anni dell'Unità d'Italia, con tutti le manifestazioni ed i raduni, primo fra tutti quello del Corpo degli Alpini (in assoluto una delle cose più belle che ho vissuto in vita mia). Ma (si, c'è un ma). Sapete, è come quando si è appena stati in vacanza. Una bella vacanza. Poi si torna a casa e magari si va al supermercato e si comprano gli ingredienti per cucinare un piatto che si è mangiato in viaggio. E anche se lo fai con gli stessi passaggi, seguendo con cura la ricetta, non ti viene. Non ha lo stesso sapore che aveva là. Ecco, Torino non ha più il sapore che aveva durante. Durante le Olimpiadi, durante i raduni per il centocinquantenario. E' una città meravigliosa e avrete capito cosa ne penso se avete letto gli altri post che ho scritto su di lei. Ma ho come la sensazione che ormai abbia dato. Che tutto quello che poteva l'abbia tirato fuori e che ora resti nell'aria quel senso di mancanza che ci rimane al ritorno dalle vacanze. E questo senso di mancanza si è accentuato in me quando oggi ho fatto visita a quello che era il Villaggio Olimpico di Torino 2006. Sapevo cosa vi avrei trovato, ci sono andata di proposito. Perchè per me questo posto è la dimostrazione di quello che si potrebbe, ma non si fa. La dimostrazione di come quello che ti ha fatto grande può farti incredibilmente piccolo. Per me, lo spettacolo di quello che rimane del Villaggio dopo appena sei anni, è una vergogna e uno spreco enormi. E mentre passeggiavo sui marciapiedi invasi dalle erbacce, mentre guardavo i graffiti sui muri e i vetri sporchi degli edifici abbandonati, mi ha invasa una profonda tristezza. Perchè lo vedevo com'era: brulicante di turisti e atleti vestiti con i colori delle loro Nazioni, pieno di voci e risate. E ora niente. Guardando questi tristi muri grigi ho capito che no, quei sei anni non erano affatto più corti degli altri e non li aveva portati via il vento: erano trascorsi qui, giorno dopo giorno, nell'abbandono totale.
Il progetto del Villaggio Olimpico porta la firma dell'architetto Benedetto Camerana e si riproponeva il rifacimento della struttura storica dei Mercati Generali, realizzata nel 1934. Gli edifici residenziali, capaci di ospitare complessivamente 2600 persone, e il corpo centrale degli ex Mercati Generali, si sviluppano su un’area di centomila metri quadrati, collegata al vicino Lingotto attraverso l’Arco: la passerella pedonale sopraelevata che scavalca la sede ferroviaria, struttura hi-tech diventata simbolo dei Giochi Olimpici di Torino. Il vero obiettivo era quello di progettare una nuova parte di città, articolata e varia, pensata non solo per ospitare atleti e giornalisti durante i Giochi, ma soprattutto per dare vita a diverse funzioni urbane dopo il marzo 2006. Non è farina del mio sacco. Basta fare una ricerca su google per capire che si, queste erano le intenzioni. Si legge anche che per costruire le colorate palazzine poi convertite in area residenziale sono stati rispettati i criteri della bioedilizia e per il rispetto dell'ambiente e che è stato fatto largo impiego di pannelli solari e apparecchi per il riciclo dell'acqua. Tutto molto bello. Peccato che, come potete vedere anche dalle foto, le palazzine sono in uno stato disastroso. Dicono che metà degli appartamenti sono invenduti perchè nessuno ci vuole andare a vivere. Dicono che abbiano costruito tutto con materiali così scadenti che nessuno ci vuole andare a vivere. Io non lo so. E non voglio certo star qui a fare tipo "Striscia la notizia". Ma se guardo ad esempio quel palazzino azzurro che vedete un pò più su nella pagina. Ecco, quello ha solo sei anni e guarda com'è ridotto.
L'unica cosa che era splendida allora e lo è ancora adesso è l'Arco Olimpico. Mi piace da matti. Perchè quando cammini sulla passerella che lo attraversa, se non sta passando un treno lì sotto proprio in quel momento, bhè, c'è un silenzio da favola. E lui sta lì, tutto arancione e teso come il primo giorno che lo hanno tirato su. La gente si sporge dai finestrini dei treni per fotografarlo. A vederlo così non si direbbe, ma è enorme. Volete sapere le misure, eh?! Siete anche voi maniaci delle misure?! E allora via, dopo la precedente nota malinconica, parte anche oggi il "momento Alberto Angela"!
Altezza dell’arco in posizione inclinata: 69 metri
Altezza assoluta dell’arco: 85 metri
Larghezza dei piedi dell’arco: 55 metri
Peso dell’arco: 460 tonnellate
Peso delle fondazioni in cemento armato: 182 tonnellate
Numero dei cavi di strallo: 32  ( e qui ci vorrebbe qualcuno che mi chiarisca il significato di strallo)
Lunghezza massima dei cavi: 113 metri
Diametro massimo dei cavi: 75 millimetri
Peso dell’intero impalcato: 660 tonnellate
Lunghezza totale del ponte: 368 metri
Bhè, che dire: un bel bestione!
Io comunque una soluzione ce l'avrei, per questa povera area abbandonata: datela a me. Io qualche ideuccia ce l'avrei. Tipo un raduno di collezionisti di artigianato russo. O di francobolli pechinesi. O di nani da giardino. Ecco, questo so per certo che avrebbe un grande successo.

6 commenti:

  1. Katia mia, questi post sono davvero interessantissimi... prendo appunti per quando verrò a Torino... e complimenti per le foto! Un abbraccio forte forte

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    1. Luci tesoro,che bello sentirti,come stai?Tutto bene?
      Ti ringrazio per i complimenti, sono sempre molto graditi!
      In effetti potrei pubblicare una guida di Torino!
      Un abbraccio enorme a te e a Frugolino!

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  2. Le tue foto mi hanno fatto innamorare di Torino.
    Dovrò venire presto, voglio vedere con i miei occhi ciò che sinora ho apprezzato solo attraverso i tuoi. Brava Katia cara. Bacioni pettè :-)

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    1. Titti,hai detto bene:dovrai venire presto a vedere con i tuoi occhi.

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  3. Sai che non sembra nemmeno Torino? Mi fa pensare ad una delle nostre citta'...:)

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    1. Davvero???!!!
      Magari, vorrebbe dire che vivo anche io negli Stati Uniti!!!!
      Grazie della visita! Baci!

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