1 aprile 2012

Cavalli, fontane e giardini con sottofondo di violini


A Torino di piazze ce ne sono tante. Ci sono quelle maestose del centro e quelle piccole e defilate, che sconfinano nella definizione di "largo", anche se di largo hanno ben poco. Ci sono le piazze frequentatissime, ricolme di tavolini e sedie che d'estate spuntano come se fossero fili d'erba. E ci sono le piazze innegabilmente belle, ma che per qualche motivo restano sempre un pò dimenticate, come Piazza Bodoni. Se la maggior parte dei torinesi nel sentirla nominare pensa al grande parcheggio sotterraneo che vi hanno costruito, io per prima cosa penso al Conservatorio Giuseppe Verdi e alla musica che ne fuoriesce ogni volta che vi passo accanto. Sedersi su una delle panchine che seguono la circonferenza ovoidale della piazza, nel primo sole mattutino, all'ombra del monumento equestre del Generale Alfonso La Marmora, con un suono di violino in sottofondo, è un'esperienza impagabile.  Il Conservatorio non è sempre stato qui. La sua storia si srotola nell'arco di un secolo. Quando, nel 1820, chiuse la piccola scuola gratuita di canto inaugurata dall'Accademia Filarmonica, il Teatro Regio si rese conto della necessità di avere coristi e orchestrali di alto livello. Venne così creato un liceo musicale civico che nel corso degli anni subì vari spostamenti di sede e migliorie nella preparazione degli allievi. Fino a giungere, nel 1925, alla attuale sede in Piazza Bodoni, dove vengono istruiti più di settecento allievi, con un corpo docente di circa centrotrenta insegnanti e con una delle biblioteche musicali più importanti d'Italia, in cui trovano rifugio più di centomila partiture. E' qualcosa di importante, insomma, concreto e rilevante, e sarà per questo che spesso Piazza Bodoni viene comunemente chiamata "Piazza del Conservatorio".

Non solo la piazza, ma le vie limitrofe sono degne di quattro passi con il naso per aria ed anche, perchè no, alle vetrine: via Giolitti, Cavour, Mazzini, Andrea Doria, sono tutte strade di livello economico medio alto e negli ultimi anni, complice anche un attento lavoro di pedonalizzazione, sono spuntati negozi e botteghe adatte a persone benestanti ed il quartiere è diventato di stampo decisamente residenziale. Ma ciò non toglie che proprio laddove la gente ha più soldi da spendere, regni maggior quiete per i comuni mortali che desiderano soltanto camminare un pò in città. Non so esattamente in base a quale principio, ma accade. E così cammina cammina si può arrivare anche alla graziosissima piazza Carlo Emanuele II. Ora, chiedere ad un torinese dove sia esattamente ubicata la suddetta piazza vuol dire vederlo incerto, confuso e titubante. E' provato che la maggior parte degli abitanti della città, me compresa, non sa rispondere. Ma se chiedi dove si trova Piazza Carlina, allora si: non ci sono dubbi. Che poi è la stessa piazza e venne soprannominata così per canzonare i modi un pò effeminati del sig. Carlo Emanuele. Dicono. E proprio a Carlo Emanuele II ebbe l'idea di far allestire la piazza per celebrale il suo potere sovrano: un monumento equestre raffigurante se stesso al centro di uno spazio quadrangolare circondato da facciate allineate. Ma in realtà quello che vediamo in groppa al suo destriero è Camillo Benso Conte di Cavour. Non chiedetemi perchè, non sono ancora riuscita a scoprirlo.

Comunque, sul lato a sud sorge la Chiesa di Santa Croce, edificata dal celeberrimo Juvarra (che tanto lavoro ha svolto nella capitale sabauda), con una facciata tardo ottocentesca ed una cupola orientaleggiante. Degni di nota sono anche il Palazzo Roero di Guarente (la cui facciata è sempre di Juvarra) e l'Ex Collegio delle Provincie, oggi Caserma dei Carabinieri. Ma, soprattutto, la casa al numero 15. Quello che ne resta, almeno, dato che ultimamente la struttura ha subito qualche crollo in seguito a non ben definiti lavori di riqualificazione da parte di un'impresa che vorrebbe farne un albergo di lusso. La casa è quella in cui, tra il 1919 e il 1921 visse Antonio Gramsci.
Ora, dopo esserci trastullati un pò tra vetrine e monumenti, andiamoci a sedere in mezzo ad un pò di verde e per farlo scegliamo i bellissimi Giardini Cavour e l'Aiuola Balbo. I Giardini Cavour, detti delle "Montagnole", si trovano nell'area che un tempo era occupata dal "Giardino dei Ripari", antico sito dei bastioni della città. I bastioni però non consentivano lo sviluppo del verde urbano, così, all'inizio dell'800, Napoleone decise di farli abbattere e far costruire i primi filari alberati e alcuni grandi parchi, tra cui, appunto i nostri Giardini Cavour, che ospitano esemplari centenari di platano, quercia e faggio. L'Aiuola Balbo, realizzata nel 1874, ha uno schema geometrico e al centro troneggia un'ampia fontana. Al suo interno possiamo poi vedere monumenti a Daniele Manin, Cesare Balbo e altri personaggi storici.

Ad ogni passo, si inciampa nella storia, qui a Torino. E tante volte storia è sinonimo di bellezza, anche nelle cose più piccole, come questi giardini che di certo non hanno la fama di altri parchi cittadini, ma che sono le gemme preziose di un ricco diadema.  Ed è stato bello trovare nel mio archivio un'altra foto della fontana dell'Aiuola Balbo presa quasi dalla stessa angolazione, ma in due stagioni differenti. A testimonianza che il tempo passa, il Mondo fa il suo giro, ma quella dama di pietra resta lì, con il braccio sollevato, in un eterno, immobile gesto.

3 commenti:

  1. Katia, stellina... io ti adoro, ma a momenti faccio a pugni con il sistema di commento... vedamo se stavolta riesco a lasciarti un messaggio... Volevo dirti che questi post sono davvero interessanti e che io contnuo a prendere nota. E' bello vedere la città attraverso i tuoi occhi... preparerò una piccola guida tutta per me! Un abbraccio grande e buona giornata!

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    1. Sììììììììììììììììììììììììì!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Ce l'ho fatta!!!!!! ;-)

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    2. Luci, tesoro, grazie!!
      Ma i tuoi litigi con il sistema di commento sono colpa mia?! Devo fare quaccheccosa per facilitarli?!?!
      Sono contenta che ti piacciano i miei angoletti di Torino e spero che tu possa visitarli presto!
      Un abbraccio megagalattico!

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